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KARATE-TRADIZIONALE
L'arte di Gichin Funakoshi 9 validi motivi per praticare Il Bambino e il Karate Donne e Karate Metodo didattico

IL METODO DIDATTICO APPLICATO AI BAMBINI

Dire karate non e' sempre, purtroppo, sinonimo di qualita', per dibattere su questo tema si e' tenuto un incontro, nella primavera di quest'anno, su "il karate tradizionale ed il suo metodo didattico applicato ai bambini". Di seguito una cronaca dell'incontro della psicologa Laura Benelli praticante del Muteki Dojo Firenze.

Ricordate il fascino dei saggi insegnamenti del Maestro Myagi nel film Karate Kid? Molti ragazzi si sono avvicinati al karate con in mente quelle immagini che esaltavano la differenza tra i "buoni" e i "cattivi" maestri.
Ma lasciando sullo schermo le forzature cinematografiche, esiste davvero un modo "buono" di fare karate? La risposta ce l'ha data il Maestro Marco Cialli nel corso di una conferenza che ha visto di fronte per la prima volta genitori ed i docenti delle associazioni tra cui il Muteki Dojo Firenze, l'A.S.D. Shirai Karate Club, l'A.S.D. Scuola di Karate Shotokan, l'A.S.D. Chianti Fiorentino, l'A.S.D. Formando Sportando.
Occasione nata per avvicinare i genitori dei bambini e dei ragazzi che praticano il Karate Tradizionale presso quelle palestre dell'area fiorentina legate all'esperienza della Palestra di Porta Romana, che fu tra i primi dojo a proporre un insegnamento del karate pensato apposta per i bambini e che si distinguesse dall'allenamento degli adulti
Da cosa si riconosce un buon karate? Senza dubbio dal metodo utilizzato per insegnarlo e praticarlo. E' dall'impostazione didattica che scaturiscono le tecniche, la forma e, infine, i risultati agonistici. Infatti, come per altre discipline sportive, il banco di prova per giudicare un metodo didattico sta proprio nei risultati raggiunti dagli atleti basta sapere dove orientare lo sguardo e riconoscere quali siano gli aspetti da osservare.
Il karate insegna che il "risultato" non e' rappresentato unicamente dalle vittorie riportate alle gare ma, soprattutto, dal percorso che ogni ragazzo ha intrapreso nel momento in cui si e' avvicinato a questa disciplina e che lo ha portato nel tempo a sviluppare quelle capacita' di autocontrollo e organizzazione interna di cui dara' dimostrazione nelle vittorie agonistiche.
Si puo' dire che il vero risultato positivo raggiunto da questo metodo sta nel rendere la pratica del karate uno dei contesti di riferimento per lo sviluppo affettivo e cognitivo del ragazzo. Si tratta di un obiettivo a lungo termine che pone al centro la crescita individuale, lo strutturarsi della personalita'. Questo metodo nasce da una serie di "sperimentazioni" che nel corso degli anni sono state intraprese da alcuni istruttori e che sono state poi proposte presso ciascuna palestra una volta valutata la loro efficacia didattica.
L'idea guida del metodo adottato e' quella di rendere il karate un'occasione per i ragazzi di sviluppare la propria individualita', cercando di far emergere in loro organizzazioni interne, schemi che non siano ancorati al contesto sportivo ma che forniscano una modalita' di gestione delle proprie risorse che puo' essere utilizzata, ad esempio, anche nel contesto scolastico.
Diversamente dalla programmazione scolastica, l'attivita' del karate non ha vincoli relativi ai tempi di acquisizione e alla necessita' di raggiungere delle performance standard. Gli istruttori utilizzano questo margine di liberta' per lasciare ai ragazzi non solo il tempo di assimilare le tecniche ma, soprattutto, per consentirgli di riorganizzare, di "accomodare" le strutture interne che si formano nel confrontarsi con le varie sfide che incontrano nel praticare una disciplina completa come il karate. Queste acquisizioni non riguardano solo la conoscenza del proprio corpo ma anche la capacita' di utilizzare consapevolmente i mezzi a propria disposizione per raggiungere un obiettivo, per sciogliere e risolvere un "problema".
Visto in quest'ottica il risultato agonistico acquista importanza per il ragazzo in quanto rappresenta un obiettivo che egli e' stato in grado di porsi e per cui ha saputo gestire autonomamente il proprio tempo e le proprie energie.
Durante l'incontro si e' affrontato un ulteriore aspetto essenziale di ogni pratica sportiva: il confronto con il gruppo di pari. I bambini praticano il karate insieme ai coetanei; si viene cosi' a creare un contesto di "gruppo" in cui i ragazzi hanno la possibilita' di sviluppare ulteriori competenze legate ad esempio alla gestione delle emozioni. Inoltre, se sufficientemente coeso, il gruppo dei compagni di karate puo' rappresentare per gli adolescenti un ambiente in cui sperimentare la propria ricerca di identita' senza perdere la continuita' col percorso intrapreso in precedenza, anzi utilizzando quelle mappe interne che vanno strutturandosi per sapersi gestire all'interno del gruppo. Il gruppo puo' funzionare da elemento propulsore per il miglioramento delle abilita' dei singoli.
Dalle parole del Maestro Cialli emerge una forte coscienza del valore che puo' avere il diffondersi di una buona cultura dello sport. Questo avviene grazie all'impegno del gruppo di palestre legate a questo progetto diffuse sul territorio e alla capacita' di coinvolgere le famiglie per renderle consapevoli delle potenzialita' che la pratica del karate Tradizionale puo' avere nella vita di un ragazzo.



A.S.D. Muteki Dojo Firenze (Galluzzo) - Via Senese 206, 50124 Firenze (Vedi mappa su Google Maps) - Cell. 3402910462 - Mail: info@mutekidojofirenze.it - WebMaster: Matteo Fallani